domenica 25 aprile 2010

Un’informazione indipendente è possibile: Al Gore e Saviano ci provano

Per motivi personali sono ritornata a casa e non ho potuto godere di questa kermesse festivaliera che si è tenuta a Perugia dal 21 al 25 aprile per la quarta volta,e che quest’anno avrei potuto vivermela,visto che da tre mesi frequento il master in “Conduttore radiofonico e dei media digitali”.Avevo chiesto a chi già viveva a Perugia e quindi aveva vissuto questo evento, se nelle edizioni precedenti il festival avesse ospitato Roberto Saviano e mi era stato risposto che non sarebbe mai venuto ed, invece proprio quest’anno nel corso della manifestazione ,forse per motivi di sicurezza,si è saputo che sarebbe stato lì ,in quella città dove qualche giorno prima c’ero anch’io,ma che, per altre esigenze ,avevo dovuto lasciare momentaneamente. Non per perseverare sulla scia dei sentimentalismi, ma credo che considerata la situazione generale del nostro Paese,sia necessario ascoltare oratori come Roberto Saviano,per purgarsi dalle tante nefandezze uditive e visive cui siamo, per forza di cose, costretti quotidianamente.
Grazie al canale di Current e a Sky ho potuto assistere ad una serata in diretta, come se fossi stata lì, in cui s’incontravano un premio Nobel Al Gore e lo scrittore e giornalista più giovane,più affermato e dunque più coraggioso Roberto Saviano e, di questi tempi non è poco. L’incontro era mediato dalla giornalista Maria Latella,la quale ha confidato al folto pubblico del Teatro Morlacchi e a quello assiepato fuori che anche per lei era un momento importante, nonostante la sua lunga carriera. La serata è iniziata con un video su Saviano e subito dopo con un suo intervento che, in maniera semplice e tranquilla e senza nessuna ostensione da personaggio pubblico spiegava quali fossero le difficoltà, di chi ha avuto la possibilità di raccontare storie vere, quanto fosse complicato divulgarle,visto che la potenza delle parole e la sua influenza sulle coscienze di inconsapevoli cittadini, potesse invitarli alla riflessione e quindi al chiedersi il perché di un certo sistema. Questo lo si è potuto ottenere soltanto portando alla luce fatti e storie di scrittori ed intellettuali che come lui hanno sentito questa necessità di raccontare la verità, anche se per questo il prezzo da pagare è stato alto, visto che le parole quando toccano certi poteri ed arrivano a molte persone diventano assai pericolose e,il rischio è che a difenderle debba essere il sangue ed il corpo di chi si è piccato di tanta audacia.
Hanno fatto diversi riferimenti al premier Silvio Berlusconi ed al suo governo. Saviano ha avvisato il premier con le parole di Giovanni Falcone, ricordate in un emozionante video da Paolo Borsellino: «La gente fa il tifo per noi». Ha ricevuto più applausi di quanti ne ha ricevuti Al Gore. E poi ha rivelato: «Tutto ciò mi toglie il fiato. E’ difficile trovarsi dal buio alla luce del teatro. Un’occasione rara perché qui si può discutere di temi che altrove non è facile trattare. L’incontro internazionale con Al Gore è un privilegio raro. Poi vedere negli occhi altri giovani e condividere con loro i miei pensieri è un privilegio unico». Saviano grattandosi la testa ha aggiunto: «Scrivere di mafia o morire di mafia mica è un modo per andare nel pantheon degli eroi. Dopo essere stati uccisi si viene diffamati. Pippo Fava venne accusato di pederastia. Don Diana di camorra. Giancarlo Siani di aver relazioni con la moglie di un pentito. Quando scrissi il mio libro il centrosinistra al governo in Campania diceva che rovinavo la regione, ora succede il contrario».
Per lo scrittore «la lotta alla mafia ha un senso se è movimento culturale di tutti. Le organizzazioni mafiose non vanno decapitate, ma sradicate perché se no la testa ricresce. E’ doloroso che quando c’è un incendio la colpa venga data a chi dà l’allarme e non a chi appicca il fuoco. Ed è difficile vivere quando tutti parlano di te. Però bisogna parlare con tutti, farsi capire, non far passare l’antimafia come battaglia ideologica. E considerare che un voto non pregiudica una persona. La legalità in questo senso ci dà il privilegio di unire. Per cui è utile l’incontro con Al Gore, intellettuale della tv libera Current: più parliamo al mondo e più ci difendiamo».
Saviano si è scagliato poi contro il voto di scambio: «Non è possibile che non se ne parli mai: 25 euro per mettere nell’urna una scheda già votata in Campania. La gente accetta questo perché non aspetta più nulla dalle istituzioni. Bisogna riprendersi parole come amico e uomo d’onore. La verità fa onore a un paese. Si sa quello che dobbiamo fare. A volte si pensa di sbagliare, ma invece bisogna tuffarsi e riscoprire quello che in realtà sappiamo già».
Poi è stata la volta dell’ex vicepresidente degli Stati Uniti, in versione pubblicitaria della sua Current tv: «Il giornalismo deve cambiare. Il modello di business attuale è arretrato. Si perdono soldi. Inoltre, il giornalismo professionale è diventato business delle notizie e si è mischiato con l’intrattenimento perdendo autorevolezza. Il modello di business attuale sta fallendo e non ce n’è ancora uno per supportare il giornalismo investigativo su internet come si deve. Per il futuro connettere il dinamismo di internet alla tv può essere un’idea per Current. Non sono cittadino italiano e dunque sceglierò le parole da dire: troppi giornalisti qui sono compromessi col sistema del business delle notizie. Michele Santoro è uno bravo e non capisco perché programmi come il suo non possano andare in onda sotto elezioni. Anche per questo gli abbiamo offerto di mandare il suo programma su Current tv. E ricordo Enzo Biagi, il cui spirito vorrei continuasse a vivere nel nostro canale. Se un giornalista ha una storia la porti da noi e gliela mettiamo in onda. In un paese in cui media e governo sono così intimamente connessi noi puntiamo sul giornalismo investigativo». Quindi Al Gore ha bacchettato precisamente il governo: «Non ho condiviso quando si è penalizzato fiscalmente Sky e non altri media. Poi il governo ha aumentato la pubblicità su Mediaset e l’ha diminuita altrove. Il futuro della democrazia dipende dalla resurrezione del giornalismo e di un suo modello di business. Io credo nel futuro e credo nel domani della democrazia italiana».
Dopo i loro discorsi i due hanno risposto ad alcune domande di Maria Latella. Così viene fuori che secondo Al Gore «La tv è la più grande influenza sulle opinioni politiche, certo nel mio paese e certo in Italia. E per alcuni anni continuerà così. Anche se il cambiamento sta arrivando. La campagna elettorale di Obama è stato un segnale». Alla domanda se Saviano possa diventare leader del Pd come suggerito in una copertina de L’espresso lo scrittore ha risposto: «Non credo di saper fare il candidato del Pd. La politica ha perso fascino e autorevolezza». Poi ha aggiunto: «Il giornalismo deve smettere di riferire le dichiarazioni dei politici e occuparsi più di storie. Pensate cosa succederebbe se la Repubblica, il Corriere e La Stampa trasferissero per un anno le loro redazioni a Napoli, Palermo e Bari: avremmo un racconto capovolto del paese».
Sulla sua candidatura è intervenuto scherzosamente Al Gore: «Io ho lavorato come giornalista per sette anni prima di entrare in politica, dunque anche tu puoi cambiare mestiere». Infine Saviano: «Possiamo dire che siamo determinati dalle tv, che siamo schiacciati dal consenso mediatico, però c’è qualcos’altro. Non abbiamo speranza che il nostro impegno possa essere davvero utile a cambiare le cose. Ma questo va vinto». Ed inoltre ha citato Corrado Alvaro, scrittore già amato da Enzo Biagi: «La disperazione più grande per un paese è credere che vivere onestamente sia inutile»
E, nell’inedita strategia mediatica di sopravvivenza che lo scrittore di Gomorra ha sostenuto, prossimo passo potrebbe essere una sua collaborazione come commentatore di notizie sull’emittente: «È un incredibile narratore dei fatti», ha incalzato Al Gore ed ha dimostrato di possedere una notevole conoscenza della nostra tv quando ha detto che vorrebbe una Current «nello stile di Enzo Biagi», con giornalisti «come Santoro e Gabanelli» e ha precisato con finta maraviglia la guerra che, via governo, Mediaset ha mosso a Sky coi tagli alla pubblicità e l’aumento dell’Iva.

Stefania Vietri

Nessun commento:

Posta un commento