lunedì 18 dicembre 2017

Più musica vera e meno divismo, intervista ai Traindeville



Dopo una fortunata campagna di crowdfunding su Musicraiser (https://www.musicraiser.com/projects/7900-caffe-fortuna) esce il 10 dicembre il secondo cd dei Traindeville, duo composto da Ludovica Valori e Paolo Camerini: dieci brani originali in italiano e in inglese oltre a due brani tradizionali (uno italiano, Maremma Amara, e uno proveniente dai Balcani, Ajde Jano). Un nuovo capitolo del viaggio musicale della band. Caffè Fortuna
, il brano che dà il titolo all'album, è stato composto dopo un mini-tour in Lussemburgo. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con la band per conoscerli meglio.


1) Qual è il vostro sogno più grande legato alla musica?
Sarebbe molto bello che la gente suonasse di più. Che nelle scuole si insegnasse a suonare insieme, a vivere la musica come qualcosa di quotidiano e non come una performance in cui far vedere quanto si è eccezionali. Cioè, è normale che esista anche questo aspetto ma forse in questi tempi iper-mediatizzati si è persa un po' di vista l'idea stessa della musica che è quella dell'espressione, della comunicazione e anche della gioia pura e semplice senza un fine preciso. Pensiamo che la musica possa salvare la vita, o anche semplicemente darle qualità, indipendentemente dai livelli di bravura che si possono raggiungere. Ecco, vorremmo che ci fosse più musica vera, più passione e meno divismo ma forse questo è veramente un sogno inarrivabile!

2) Che musica avete ascoltato mentre registravate il nuovo disco?
Ultimamente abbiamo ascoltato molto il disco di Nick Cave “Skeleton Tree” ma anche Mark Lanegan, Johnny Cash, Avishai Cohen... ci sono piaciuti tantissimo i recenti concerti di Peter Murphy (ex Bauhaus), Peter Hook (ex Joy Division) e il duo di Teho Teardo e Blixa Bargeld (Ex Einsturzende Neubauten). Non so se questi ascolti possano averci influenzato, in realtà ascoltiamo anche tanto rock e jazz. La nostra dieta musicale è molto varia!


3) Pensate che la gavetta sia ancora un percorso valido per farcela nella musica?
Mah, ultimamente si vedono salire alla ribalta personaggi che probabilmente non hanno idea di cosa sia la gavetta: infatti poi la loro presenza sul palco, l'appeal con il pubblico nel live risultano abbastanza inconsistenti. E' ovvio che la gavetta è fondamentale ma nessuno ha più voglia di farla. Negli anni passati con i nostri rispettivi gruppi abbiamo macinato chilometri in furgone, fatto nottate a caricare e scaricare strumenti, affrontando problemi tecnici e dinamiche interpersonali complicate. E' chiaro che è faticoso ma anche questo ti rende un musicista, aiuta la tua personalità – sempre che tu ne abbia una! – a uscire fuori. Le esperienze le devi vivere e anche tante, altrimenti di cosa parliamo quando parliamo di musica?

4) Qual è stato il vostro percorso?
Ludovica: i miei chilometri di musica li ho condivisi prima con la Titubanda, street band di fiati e percussioni, con cui abbiamo suonato in America, Spagna, Francia, Germania e nei Balcani, poi con il mio primo gruppo klezmer-balkan, il Dragan Trio, e in seguito con tanti artisti come la cantautrice Momo, gli Ardecore e la loro rivisitazione dark della tradizione romanesca, gli Her Pillow e il loro sound irish punk rock, la BandaJorona con cui ho iniziato a comporre brani miei, le Nuove Tribù Zulu e il loro ponte tra oriente e occidente con i musicisti indiani. Ho lavorato spesso accompagnando attori e poeti e anche questo mi ha insegnato parecchio. Nella mia valigia culturale c'è questo, oltre naturalmente alle mie esperienze personali tra cui molti progetti di solidarietà nei paesi balcanici immediatamente dopo la guerra. Tutto questo ovviamente si ritrova nelle canzoni che scriviamo ora con Traindeville.


Paolo: Ho iniziato a suonare il contrabbasso con i Cyclone, primo gruppo di psychobilly in Italia e con i quali ho girato in diversi festival europei: Inghilterra, Francia, Germania, Olanda. Nei primi anni 90 ho creato con mio fratello Andrea e altri amici le Nuove Tribù Zulu, formazione folk rock, con i quali suono attualmente e con cui ho condiviso moltissime esperienze, dai concerti in tutta Italia, in Sudafrica, fino all'esperienza più recente in India con il progetto Now – Nomadic Orchestra of the World, con i musicisti folk del Rajasthan. Poi ci sono state diverse esperienze personali, che in qualche maniera hanno influenzato la mia formazione musicale, come il lavoro come operatore sociale nei campi rom, sempre all'inizio degli anni 90, e l'esperienza di ricerca spirituale-esoterica nel centro Età dell'Acquario a Monteluce.


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