Dopo una fortunata campagna di crowdfunding su Musicraiser (https://www.musicraiser.com/p
1) Qual è il vostro sogno più grande
legato alla musica?
Sarebbe molto bello che la gente
suonasse di più. Che nelle scuole si insegnasse a suonare insieme, a
vivere la musica come qualcosa di quotidiano e non come una
performance in cui far vedere quanto si è eccezionali. Cioè, è
normale che esista anche questo aspetto ma forse in questi tempi
iper-mediatizzati si è persa un po' di vista l'idea stessa della
musica che è quella dell'espressione, della comunicazione e anche
della gioia pura e semplice senza un fine preciso. Pensiamo che la
musica possa salvare la vita, o anche semplicemente darle qualità,
indipendentemente dai livelli di bravura che si possono raggiungere.
Ecco, vorremmo che ci fosse più musica vera, più passione e meno
divismo ma forse questo è veramente un sogno inarrivabile!
2) Che musica avete ascoltato mentre
registravate il nuovo disco?
Ultimamente abbiamo ascoltato molto il
disco di Nick Cave “Skeleton Tree” ma anche Mark Lanegan, Johnny
Cash, Avishai Cohen... ci sono piaciuti tantissimo i recenti concerti
di Peter Murphy (ex Bauhaus), Peter Hook (ex Joy Division) e il duo
di Teho Teardo e Blixa Bargeld (Ex Einsturzende Neubauten). Non so se
questi ascolti possano averci influenzato, in realtà ascoltiamo
anche tanto rock e jazz. La nostra dieta musicale è molto varia!
3) Pensate che la gavetta sia ancora un
percorso valido per farcela nella musica?
Mah, ultimamente si vedono salire alla
ribalta personaggi che probabilmente non hanno idea di cosa sia la
gavetta: infatti poi la loro presenza sul palco, l'appeal con il
pubblico nel live risultano abbastanza inconsistenti. E' ovvio che la
gavetta è fondamentale ma nessuno ha più voglia di farla. Negli
anni passati con i nostri rispettivi gruppi abbiamo macinato
chilometri in furgone, fatto nottate a caricare e scaricare
strumenti, affrontando problemi tecnici e dinamiche interpersonali
complicate. E' chiaro che è faticoso ma anche questo ti rende un
musicista, aiuta la tua personalità – sempre che tu ne abbia una!
– a uscire fuori. Le esperienze le devi vivere e anche tante,
altrimenti di cosa parliamo quando parliamo di musica?
4) Qual è stato il vostro percorso?
Ludovica: i miei chilometri di
musica li ho condivisi prima con la Titubanda, street band di fiati e
percussioni, con cui abbiamo suonato in America, Spagna, Francia,
Germania e nei Balcani, poi con il mio primo gruppo klezmer-balkan,
il Dragan Trio, e in seguito con tanti artisti come la cantautrice
Momo, gli Ardecore e la loro rivisitazione dark della tradizione
romanesca, gli Her Pillow e il loro sound irish punk rock, la
BandaJorona con cui ho iniziato a comporre brani miei, le Nuove Tribù
Zulu e il loro ponte tra oriente e occidente con i musicisti indiani.
Ho lavorato spesso accompagnando attori e poeti e anche questo mi ha
insegnato parecchio. Nella mia valigia culturale c'è questo, oltre
naturalmente alle mie esperienze personali tra cui molti progetti di
solidarietà nei paesi balcanici immediatamente dopo la guerra. Tutto
questo ovviamente si ritrova nelle canzoni che scriviamo ora con
Traindeville.
Paolo: Ho iniziato a suonare il
contrabbasso con i Cyclone, primo gruppo di psychobilly in Italia e
con i quali ho girato in diversi festival europei: Inghilterra,
Francia, Germania, Olanda. Nei primi anni 90 ho creato con mio
fratello Andrea e altri amici le Nuove Tribù Zulu, formazione folk
rock, con i quali suono attualmente e con cui ho condiviso moltissime
esperienze, dai concerti in tutta Italia, in Sudafrica, fino
all'esperienza più recente in India con il progetto Now – Nomadic
Orchestra of the World, con i musicisti folk del Rajasthan. Poi ci
sono state diverse esperienze personali, che in qualche maniera hanno
influenzato la mia formazione musicale, come il lavoro come operatore
sociale nei campi rom, sempre all'inizio degli anni 90, e
l'esperienza di ricerca spirituale-esoterica nel centro Età
dell'Acquario a Monteluce.
Nessun commento:
Posta un commento